Ho appena finito un interressante dialogo con una persona cara. Mi conosce. Sa come sono fatto.
Mi ha chiesto se sono impazzito. Anzi, mi ha proprio dato del pazzo.
Il nocciolo della discussione era il mio riagganciare rapporti con gente del mio passato. Gente importante. Gente con cui ho condiviso tutto. Gente con cui "ci siamo scambiati la pelle, le anime e le ossa", come dice il buon Ligabue. Gente che poi mi ha fatto soffrire, e tanto. Ma ritrovarsi dopo tanto tempo e riscoprire - in una frase, in un gesto, in uno sguardo - un affetto privo di qualsiasi domanda, qualsiasi richiesta, qualsiasi pretesa è straordinario.
Non so se sia giusto andare avanti senza mai voltarsi. Io non credo lo sia, a dire il vero. Ho imparato (tardi, purtroppo...) che se non valuti bene quello che sei stato, non riuscirai mai ad essere in equilibrio. E chiunque ti incontrerà, soffrirà per questa tua mancanza.
Dovendo ripartire da zero, mi è sembrato più che giusto girarmi e guardare quello che era stato. Non per cercare di riottenerlo. Ma solo per non averne paura dopo. Per non ricadere negli stessi errori.
Magari l'avessi fatto tanto tempo fa. Probabilmente avrei chiuso prima tante porte - ecco, di nuovo... - e sarei andato avanti più sereno. E avrei fatto essere sereno chi mi era accanto.
E adesso sono felice di poter parlare di quel passato senza timore. Senza paura che la sua ombra nera offuschi il presente. Oggi è figlio di ieri. E può un figlio esistere senza un padre?
Andrea
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